sabato 30 ottobre 2010

Melanzane con l'aglio in culo.




Da queste parti sulla collina messapica si sente odore di bruciato circa la questione della individuazione della "Capitale" della Dieta Meditterranea, una questione capitale davvero se si fa riferimento ad identità e tradizioni culinarie. Sembra, per come è nata la questione, che l'idea sia partita da un soggiorno, o meglio da una ospitata di un luminare peraltro esperto delle cose alimentari, della chimica nel piatto -come si diceva una volta quando a sinistra tutto doveva per forza di cose essere accompagnata dalla dicitura "democratica", così la medicina, così la magistratura ecc. così la cucina, sempre e comunque contro qualcuno o qualcosa.
Una sorta di sigillo finale, quasi ideologico, che la sinistra ha sempre voluto mettere ad ogni iniziativa perchè avesse valenza, non solo democratica, ma di certo migliore rispetto ad altre connotazioni rosso sugo o verdi cime di rape o bianche orecchiette. Anche questa volta il percorso sembra essere lo stesso. A dispetto di una conclamata fama dei nostri ristoratori e della loro cucina, del loro modo di porsi rispetto ai prodotti della nostra terra, del loro uso stagionale, della intelligenza e della protervia nel percorrere  e nel proporre le tradizioni culinarie fatte di sapienza e gusto si vorrebbe cambiare, uno stato di cose oggettivo secolare, proponendo (i pedissequi politicanti  in aperto dissidio con la loro pancia)
il solito piatto di capre e cavoli per cercare di salvare entrambi.  Così il Presidente della Provincia Ferrarese, che ha fatto le sue fortune sul concetto di "territorialità", di colpo la rinnega, per dare fiato alla megalomania di un suo amico socialista, "sempre in cerca di una rissa e di un bazar". E mentre i nostri ristoratori fanno la fortuna di guide turistiche e culinarie, il sindaco Tanzarella si appresta ad apparecchiare la tavola per  "infornare" un altro comitato con tanti di presidenza, consiglieri, addetti stampa (gli addetti alla cucina -la cosa più importante-li forniremo noi!) e magari con tanto di gettoni
di presenza, ovvero "cotto e mangiato" per dirla con un famoso titolo di un libro caro alle nostre madri. Su una cosa siamo tutti d'accordo: il primato della "frittata" ( in senso generico perchè anche quella la facciamo meglio noi con le nostre galline ruspanti dal culo d'oro, altro che Rana) spetterà insieme al sindaco della costa al presidente, che tra una forchetta e l'altra e con la bocca piena, ha annunciato che "Ostuni sarà la mente e Ceglie sarà il braccio". Salomonicamente loro metterranno gli amministratori e le idee e noi melanzane, pomodorini, zucchine agnello, ricotta forte, grano pisato ecc. ecc.
A loro toccherà produrre carte e convegni a noi odori e sapori da riempire le nostre valli fino al mare, giù giù fino a Brindisi perchè non si scordino la provenienza originale delle cose. Poi alla tavola imbandita (e da imbandire!), si sa, si siede sempre qualche buon tempone Rappresentante del Popolo in Parlamento, che non capisce ma ama discettare della natura delle cose e magari non sa nemmeno gli ingredienti di una melanzana con l'aglio in culo o alla poverella, come da ricetta, e taccia tutti di campanilismo, e non si sa se l'ha detto con la pancia piena o vuota come il cervello; e risentiamo puzza di bruciato in cucina che ora si vorrebbe "comune" perchè effettivamente qui cuciniamo da Dio e non facciamo ingrassare, anzi li preserviamo in salute perchè in quanto al loro cervello non possiamo metterci le mani. Ebbene sì, noi rivendichiamo il diritto e il dovere delle nostre campane di suonare perchè su queste cose vorremmo che "il campanilismo la trionferà!". Non ci sono mezze misure perchè è inimmagginabile fare un mezzo sugo o un sugo e mezzo come vorrebbe la politica politicante per un piatto di orecchiette. Qualcuno si sente come la zucchina ovvero col fiore al culo ma qui c'è una sorta di linea del Piave immaginaria che certo non sarà espropriabile con una delibera di consiglio, a maggioranza a trequarti con o senza opposizione, e con la beffa di pagare anche i soli venti centesimi per partecipare al progetto! Mi rifiuto.
Del resto, a dirla con gli economisti, è il mercato dell'offerta e della domanda che stabilisce chi e cosa, non certo un accordo politico di circostanza, sulla identità da difendere. Siamo protagonisti attivi da sempre di una storia culinaria riconosciuta ora a livello mondiale e non ce voglia nessuno dei meriti acquistati in cucina e sulle tavole, che non potete disconoscere come volete fare "invitando" il protagonista a partecipare e non anche a dare gli indirizzi del nuovo "piatto"  turistico.
Vi rimarrei tutti alladajun (a digiuno) per meditare, anche se la politica ha i suoi tempi di cottura e i suoi ingredienti non originali e a volte indigesti, che non giustificano mai la furbizia, il depredamento identitario fosse anche di una ricetta neanche segreta.

Angelo Ciciriello, scrittore e giornalista.

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